[1] Lorenzo Bedeschi, Introduzione in Guglielmo Marconi («Paolo»), Vita e ricordi sull’8.a brigata romagnola, a cura di Dino Mengozzi, Maggioli, Rimini, 1985, pp. 11-18.
[2] Paolo Zaghini, Nota biografica in Guglielmo Marconi («Paolo»), op. cit., pp. 19-49;<http://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Marconi_(partigiano)> [visto il 10 aprile 2012].
[3] Lorenzo Bedeschi, Introduzione cit., p. 13: «Marconi […] con un apriorismo chiaramente partitico colloca nel suo diario l’inizio della “vera storia” della resistenza – almeno santasofiese – nel marzo ’44 […] con la defenestrazione di Libero e l’assunzione del comando da parte di Tabarri. In tal modo le sue pagine ignorano tutto quanto s’era compiuto in vari modi nei cinque mesi precedenti dai partigiani operanti in queste colline appenniniche».
[4] Come emerge, per esempio, dalla ricerca effettuata negli anni ’70 da Ennio Bonali e Sergio Lolletti, i cui risultati furono solo in parte pubblicati nel volume: Ennio Bonali – Roberto Branchetti – Vladimiro Flamigni – Sergio Lolletti, Tavolicci e l’area dei Tre Vescovi. Una comunità pietrificata dalla guerra, Il Ponte Vecchio, Cesena, 1994.
[5] Luciano Foglietta – Boris Lotti, Tra “Bande” e “Bandi”, Guerra sulla “Linea Gotica”, Cooperativa Culturale Reduci Combattenti e Partigiani di Santa Sofia, Forlì, 1995.
[6] Lorenzo Bedeschi, Presentazione in Istituto Storico Provinciale della Resistenza di Forlì, La Provincia di Forlì nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione. Immagini e documenti, Forlì, 1978.
Note di approfondimento (I)
[8] Espressione usata la prima volta da Giovanni Contini, La memoria divisa, Rizzoli, Milano, 1997 | isbn 9788817330275.
[9] Il fenomeno della «memoria divisa» si può manifestare: (i) «dentro la Resistenza»; (ii) «fuori dalla Resistenza» o (iii) «contro la Resistenza» (per mutuare una classificazione utilizzata in Claudio Pavone, La contesa intorno alla memoria - The Dispute about Memory in Arteinmemoria2, catalogo II edizione mostra biennale internazionale di arte contemporanea nella Sinagoga di Ostia Antica, a cura di Adachiara Zevi, Sinagoga di Ostia Antica – Incontri Internazionali d'Arte, Roma, 2006, pp. 13-18, rep. in <http://www.arteinmemoria.com/cataloghi.htm> [visto il 4 aprile 2012]). Nel primo caso (i), non sono mai in discussione il valore e l’importanza della Resistenza o la condanna del fascismo, ma aspetti, per così dire, “di dettaglio”, considerati però rilevanti sul piano politico-ideologico (si pensi alla “rivalità” tra partigiani azionisti e comunisti; o alla valutazione del contributo cattolico alla Resistenza da parte degli storici marxisti o ancora al dibattito sul concetto di “guerra civile”). Solo raramente queste “divisioni” riguardano singoli avvenimenti o fenomeni (ad es. l’eccidio di Porzûs o la vicenda del comandante Facio; le Foibe o gli atti di violenza post-Liberazione), come invece accade nel secondo caso (ii), in cui la contrapposizione è sempre relativa a precisi episodi nei quali, tipicamente, i civili sono stati vittime di rappresaglie nazifasciste ad azioni partigiane. Nel terzo caso (iii), le ragioni della divisione sono prettamente ideologiche e la contrapposizione radicale.
[10] L’espressione è sempre di Claudio Pavone, La contesa intorno alla memoria cit., p. 17.